“È una storia triste e violenta, ma in un luogo così dolce e tranquillizzante come i Giardini di Lettura sembra non solo possibile, ma anche saggio aprire il proprio cuore alla follia, al dolore e al rimpianto.”
L’autrice prende il concetto di “viaggiare con la mente” e lo rende reale, creando una vera e propria rete di viaggi fra gli innumerevoli Piani di esistenza. Nonostante abbia la forma di raccolta di racconti, questo romanzo è molto più simile a degli appunti di viaggio, vissuti in prima persona dalla protagonista o appresi da altri visitatori di Piani e riportati. La Le Guin ha la grande abilità di saper creare dei mondi, anche completamente diversi dal nostro, eppure credibili al punto giusto.
IL SEMOLINO DI ISLAC
Ho trovato davvero geniale questo racconto, che ci mostra un mondo in declino in seguito all’abuso smisurato della genetica applicata, dove ogni essere vivente non è più del tutto umano, ma con percentuali vegetali e animali, e i politici vivono per secoli.
IL SILENZIO DEGLI ASONU
È senza dubbio il racconto più ironico, dove una popolazione silenziosa scatena negli stranieri le teorie più disparate sul ‘perché’ del loro silenzio, e quelle rare volte in cui scappa qualche parola, tutti a cercare di interpretare il significato nascosto e le circostanze. Davvero molto divertente.
COME SENTIRSI A CASA TRA GLI HENNEBET
«Non sono sicura di quello che sono», dissi.
«Molte persone non lo sono mai» rispose lei, parlando con grande sincerità, questa volta, e sollevando lo sguardo dal punto catenella. […] «Ma non ha importanza, lo sa», disse. «Se per un momento in tutta la sua vita lei sa chi è, allora quella è la sua vita, quel momento, e quello è ‘unnua’, tutto qui. In una vita breve ho visto la faccia di mia madre, simile al sole, e perciò sono qui. In una vita lunga sono andata laggiù, laggiù e anche laggiù; ma ho scavato nel giardino, ho estratto con la mano la radice di un’erbaccia e così sono ‘unnua’. Quando lei invecchierà, lo sa, continuerà ad essere qui e non là, tutto è qui. Tutto è qui.»
Qui la protagonista arriva in un piano con persone molto simili a lei esteriormente, ma appena aprono bocca, quello che dicono è di difficile comprensione e crea barriere difficili da superare. Gli Hennebet hanno una concezione della vita e di loro stessi talmente diversa dalla nostra, che è praticamente impossibili capirli a pieno. La reincarnazione per loro non sembra essere solo un concetto o un’ipotesi, ma un fatto reale. L’autrice lascia molto spazio all’immaginazione del lettore, senza dare delle risposte precise.
L’IRA DI VEKSI
L’autrice ha preso delle caratteristiche dell’essere umano come: aggressività, violenza e predisposizione al conflitto, e ha creato una popolazione usandoli come caratteristica principale. È interessante vedere le varie incoerenze che si creano e il bisogno di socializzare che contrasta con quello di volersi isolare; o il dolore della perdita in contrasto con la rabbia per l’abbandono.
LE STAGIONI DEGLI ANSAR
“Ma anche se si sono sparsi come i grani di sabbia di una clessidra rotta, i legami che li univano non si sono spezzati, sono soltanto cambiati.”
Questo racconto ha un incredibile impatto immaginativo e suggestivo. L’autrice qui riesce a trasportare il lettore nel mondo che descrive, creando un viaggio nel viaggio. Parla di una popolazione che ha solo tre fasi di vita fondamentali, scandite ogni volta da un pellegrinaggio lungo ed estenuante. Una fase dedicata alla famiglia, al sesso, ai figli; la seconda dedicata a tutto il resto, come scuola, lavoro, divertimenti, arte, hobby, amicizie; e la terza e ultima riguarda la loro morte.
Ho apprezzato molto anche la loro scelta di “proteggersi” da una popolazione straniera che ha cercato di cambiarli, affinché nessuno più potesse farli sentire diversi o sbagliati. Finale commovente e suggestivo.
IL SOGNARE IN COMUNE DEI FRINTH
«Il sogno da noi sognato è la strada che ci permette di attraversare la notte. Gli stranieri conoscono il nostro giorno, ma non la nostra notte, non la Via che percorriamo. Allora solo noi possiamo trovare la nostra strada, mostrarcela l’un l’altro, seguire la lanterna delle nostre menti forti, seguire l’oscurità dei nostri sogni.»
In questo Piano i sogni non sono qualcosa di personale e privato, ma vengono condivisi fra tante altre persone, creando un legame del tutto estraneo e incomprensibile per un esterno. Il concetto di individuo viene messo in discussione, in quanto una delle cose più private come può essere il sogno, viene messa sotto lo sguardo, il giudizio e l’influenza di tutti gli altri.
I REALI DI HEGN
Anche questo racconto è molto ironico. L’autrice ha preso il concetto di morbosità che abbiamo noi esseri umani per le celebrità o i reali, e lo ha ribaltato, creando un mondo in cui sono tutti nobili e ricchi e solo una famiglia è povera di umili origini. I reali provano per questa famiglia dei veri e propri sentimenti, ne idealizza i membri, vogliono scoprire ogni più sordido particolare, ne parlano e spettegolano di continuo, hanno loro foto nelle loro case e se un membro di questa famiglia muore, tutti i reali si stringono in preda al dolore. Un vero e proprio ribaltamento del nostro mondo.
STORIE DOLOROSE DEL PIANO DI MAHIGUL
“Molti la considerano un’attività noiosa, quando si è in un altro piano, o anche nel proprio, ma io, al pari di Borges, penso al paradiso come a qualcosa di molto simile a una biblioteca.”
La protagonista racconta di andare spesso su questo piano dove è presente un Giardino di Lettura meraviglioso, con una grande Biblioteca dove si può scoprire la storia del Piano di Mahigul. Da qui si dipanano tre storie, che non mi hanno entusiasmato particolarmente, complice anche una povera disgraziata che, in seguito ad uno stupro da parte di un dio, partorisca poi cento figlie… Diciamo che la mitologia non è l’ambito in cui preferisco questa autrice.
GRANDE GIOIA
L’autrice qui si concentra sul consumismo relativo alle festività, creando un piano dedicato esclusivamente ad esso. Il questo piano ci sono varie isole dove è festa tutto l’anno (Natale, Pasqua, Halloween…) e i depliant pubblicitari girano di piano in piano. Tutto è puntato sull’immagine e sulla popolazione del Piano sfruttata per tenere bassi i costi. “Il consumismo è diventato il vero spirito della festa” è un argomento che sentiamo di continuo con l’avvicinarsi delle festività, quindi l’autrice ha provato a togliere ogni spirito e vedere cose succede.
L’ISOLA DELLA VEGLIA
Qui si parla di un esperimento scientifico molto interessante: uno studioso sostiene che il sonno sia un inibitore del cervello, che lo rallenti dall’esprimere tutto il suo potenziale, quindi decide di intervenire geneticamente per provare ad eleminare il sonno per creare persone molto più intelligenti. Interessante leggere dell’esito di questo suo esperimento.
LA LINGUA DEI NNA MMOY
“Imparare il Nna Moy è come imparare a tessere l’acqua.”
I Nna Mmoy sono il risultato di un ecocatastrofe, intenzionale o casuale non si sa con certezza, che ha gradualmente eliminato tutto il superfluo intorno a loro, lasciando solo l’essenziale. Una discesa alla semplicità che inaspettatamente va a scontrarsi con il bisogno intrinseco di complessità dei Nna Mmoy, (e dell’Essere Umano) che rendono difficile, articolato ed esteticamente bello e particolareggiato tutto ciò che è rimasto, cioè il loro linguaggio e la loro scrittura. Comprendere il loro linguaggio è praticamente impossibile, e lo stesso vale per il loro passato.
L’EDIFICIO
È uno dei racconti che più mi ha colpito, con questo popolo scacciato dalla sua terra da una razza più numerosa, che a distanza di secoli sviluppa l’istinto di costruire case ovunque, forse in nome di quella che a loro è stata strappata secoli prima, e la motivazione stessa della costruzione dell’Edificio mi è rimasta impressa.
I VOLATORI DI GY
“«E io: ‘Ho volato mamma’, e lei scoppiò a piangere.
Mi dispiaceva per lei, ma non potevo dire molto. Non mi chiese se volessi continuare a volare. Sapeva che l’avrei fatto. Non capisco le persone che hanno le ali ma non vogliono usarle. Suppongo che siano troppo interessati a fare carriera. O che siano innamorati di qualcuno a terra. Ma sembra… non so. Non riesco a capirlo. ‘Voler’ rimanere a terra. ‘Scegliere’ di non volare.»”
Sicuramente il mio preferito: In mezzo ad un popolo piumato, che vive con i piedi per terra, ad alcuni di loro capita che crescano delle ali. Un evento molto raro, fatto di atroci sofferenze e lunghi isolamenti; alcuni trattano questi Alati come dei prescelti, ma la maggior parte considera avere le ali un handicap. Ho adora la questione della paura di volare, per la paura concreta che le ali si blocchino; dei rischi e della scelta di vivere con i piedi per terra o nel cielo in tempesta, che riprende molto il concetto ripreso spesso nella letteratura e che si può trasporre ad innumerevoli argomenti della vita: “Vola solo chi osa farlo.” È l’unico per cui mi sono commossa davvero.
“È una questione di temperamento. Gli alati che scelgono di volare sono coloro che sono disposti a correre il rischio di un blocco delle ali. Coloro che non vogliono assumersene il rischio, non volano. O, viceversa, forse coloro che lo giudicano un rischio non volano, e coloro che volano non lo considerano un rischio.”
L’ISOLA DEGLI IMMORTALI
Un racconto molto inquietante, che tuttavia non mi ha colpito particolarmente. Parla di come ogni cosa abbia un prezzo, e che a volte quello che si desidera non è quello che potremmo aspettarci. Ho apprezzato il paragone Immortali-Diamanti.
LA CONFUSIONE DI UÑI
Questo racconto mi è piaciuto soprattutto dal punto di vista tecnico. L’autrice riesce a raccontare un viaggio onirico, dando un senso, quando in realtà un senso non c’è. Una fusione continua di personaggi, ambienti e dialoghi che angoscia e affascina in egual misura.
In generale l’unica cosa che non ho molto apprezzato è la mancanza quasi totale di azione. Tutta la narrazione è come un lungo sogno patinato, dove si raccontano i vari Piani, ma in cui effettivamente succede ben poco, mi sarebbe piaciuto forse un minimo di imprevisti o comunque qualche avvenimento che avrebbe potuto illustrare anche “il come” una determinata popolazione reagisce al problema e le eventuali differenze con noi.
“La gente dice ogni volta: «abbiamo sempre fatto così», poi si scopre che il loro ‘sempre’ significa una generazione o due, un secolo o due, al massimo un millennio o due. Le abitudini culturali e i costumi sono moneta spicciola, al confronto delle abitudini e del modo i comportarti del corpo, della razza.”
È un romanzo rilassante, che permette al lettore di evadere e al tempo stesso fornisce continui stimoli e spunti. A molti di noi sarà capitato, almeno una volta, di voler essere in un altro Piano, di evadere del tutto dal nostro e di crearne uno nuovo, magari completamente diverso; questo romanzo è per tutti quei sognatori a cui un solo Piano non basta. Se amate il wordbuilding o volete qualcosa di diverso dal solito, questo fa al vostro caso.
“[…] soltanto chi è morto è immancabilmente attendibile.”