«Ha detto che si capiva che stava per piovere perché le foglie erano diventate bianche. Ma le foglie non diventano bianche» disse dolcemente. «Quello che vedi è il retro delle foglie, a causa del vento che accompagna la tempesta, tutto qua. Per spiegare le cose…la gente crea dei piccoli sistemi. Cose non vere ma più facili da accettare delle complicazioni della realtà.»
Una storia di disperazione, che parla chi rimane, di chi non riesce a sopportare la perdita ed accettarla, di chi preferisce smettere di lottare e chi vive ogni giorno col senso di colpa. Viene raccontata attraverso gli occhi di un bambino di sette anni, in uno stile surreale che spesso rappresenta delle fantasie oppure ciò che il bambino non riesce a comprendere a pieno per via dell’età, e che spiega poi nella narrazione in età adulta. È un omaggio alle vittime collaterali della perdita.
«Scriverai?»
«Un po’. Comincerai a capire più avanti.»
«Allora ti scriverò io.»
«Sì. E saremo entrambi liberi.»
Di sicuro ciò che ho apprezzato di più sono i dettagli; la storia delle foglie, la maschera, il panino, i capelli che si stanno scurendo… Quest’ultimo mi ha colpito particolarmente, anche per una vicenda personale che mi ha ricordato, ed è sempre bello quando succede. Tutti questi dettagli rendono la storia personale, ha meno punti in comune con i lettori, diventa meno didascalica ma più vera, e sicuramente rimane più impressa.
«È difficile leggere attraverso la propria mente…ma credo… di fare progressi. È molto difficile e gli obiettivi sono confusi.»
«Sì, ma sono d’accordo con te: stai facendo progressi, progressi significativi. E molto rapidamente, dovresti sentirti orgoglioso.»
«Cerco di non farlo.»
«Di sentirti orgoglioso?»
«Di sentirmi.»
Mi piace perché non vuole insegnare nulla, vuole solo raccontare la storia di un padre e di un figlio che affrontano il dolore, ognuno a modo suo.
Tutto fece del suo meglio, quella primavera. Nessuno potrà dire che non ci abbiamo provato.
La nota più negativa in assoluto sono le scritte: illeggibili. Lo so che è fatto di proposito, per non stonare con la palette di colori cupi, per dare il senso di oppressione e disagio. Ma una Graphic Novel deve essere comprensibile, e non può esserlo se le scritte sono piccolissime, di un font poco leggibile e di una dimensione minuscola. Ho dovuto leggere con la luce puntata sulle pagine, e questo è un ostacolo non indifferente.
«Lei ha subìto una perdita…ma la sua mente cerca di allontanarsi da tutto il resto nel tentativo di conservare qualcosa di già perso. Deve decidere a che cosa dire addio.»
Una Graphic Novel originale, intima, fuori dagli schemi. Per chi vuole esplorare un lato del dolore spesso trascurato oppure rivivere qualcosa attraverso dettagli.
Sto venendo comunque a cercarti, ma ricordi?
Ecco, uh, sì… ma è bello sentirtelo dire… voglio dire, ci dispiace molto per te, naturalmente, ma è bello sentire che lo accetti.»
«Accetto il fatto, non l’assurdità che ne deriva.»
«Mi sembra che i tuoi capelli stiano diventando più scuri.»
Quanto siamo inconsapevoli di ciò che accade? O forse non siamo disposti ad accettarlo.