Parliamo di… “Un’iperbole e mezza” di Allie Brosh

“E se tutto il futuro fosse pieno di cose orribili e noiose? Sarebbe troppo.”

Questa Graphic Novel, proprio come spiega la quarta di copertina, parla di vari argomenti, anche molto diversi tra loro, e forse un po’ troppo. Ogni argomento è ben diviso in un capitolo a sé e non c’è un intreccio tra i vari fatti narrati come ci si aspetterebbe. L’autrice parla di sé, della sua vita, della sua infanzia, delle sue passioni e di quello che prova o ha provato.
Stavo cercando qualcosa che facesse ridere ma che non fosse stupido, e questa pubblicazione di Allie Brosh è stata proprio l’ideale.
Non ridevo così tanto da un po’, a volte mi si sentiva ridere anche a porta chiusa.

La lettera comincia così:
Cara venticinquenne [notare: non «Cara me stessa a 25 anni» o «Cara me venticinquenne», no, solo «Cara venticinquenne»], ti piacciono ancora i cani? Qual è il tuo cane prefarito? Fai l’addestratore di cani? Murphy è ancora vivo? Qual è il tuo piatto prefarito?? Mamma e papà sono ancora vivi?

Credo sia importante riflettere sull’ordine delle domande. Evidentemente gli argomenti relativi ai cani erano il mio principale interesse (Murphy era il cane di casa), seguito dal bisogno di conoscere il mio piatto preferito nel futuro (il doppio punto interrogativo mi fa intuire quanto fosse rilevante quella domanda). Solo in seguito mi ero soffermata a chiedermi se i miei genitori fossero sopravvissuti.

 

L’autrice parla molto anche del suo amore per i cani e, mantenendo sempre un clima di umorismo, riesce anche a far stringere il cuore al lettore.

Dopo cinque minuti passati a guardare il cane che correva all’impazzata per casa senza scopo, mi sono convinta che non era in grado di passare nessuna prova del test e che, sì, molto probabilmente era subnormale. Ma per nessun motivo avrei fatto provare alla mia povera bestia ritardata la sensazione di aver sbagliato.

 

Si parte subito con tante risate assicurate, e proseguendo si arriva a trattare argomenti molto più seri e pesanti, come la mancanza di motivazione, la depressione e l’introspezione. Se negli argomenti più divertenti, immagini e narrazione si fondevano perfettamente, negli argomenti più seri traspare il limite dell’autrice nel non riuscire a fondere bene entrambi, presentando paragrafi lunghissimi che stonano un po’ in una graphic novel. Tuttavia, il suo stile di scrittura è talmente sincero che un lettore in qualche modo riesce a rivedersi.

La maggior parte delle persone trova la motivazione per fare una cosa semplicemente perché sa che va fatta. Ma io no. Per me, la motivazione è quel gioco orribile e spaventoso in cui cerco in cui cerco di convincermi a fare qualcosa mentre faccio di tutto per non farla. Se vinco, devo fare qualcosa che non mi va di fare. Se perdo, sono un passo più vicina al punto in cui manderò in aria la mia vita. E fino all’ultimo secondo non so mai se vincerò o perderò.
Eppure, lascio sempre che succeda, perché per me il futuro non sembra vero. È come un posto magico dove posso nascondere le mie responsabilità, così non ho paura mentre precipito verso il fallimento a ottocento chilometri all’ora.
O, almeno, prima era così. Ma ormai ho sperimentato un numero di fallimenti sufficiente a insospettirmi rispetto alla meta verso cui mi sto dirigendo e a ciò che succeder quando ci arriverò. E negli ultimi inesorabili momenti del viaggio, sono del tutto consapevole e terrorizzata.
Per fortuna, avere paura di se stessi si rivela tecnica motivazionale piuttosto efficace.

 

Sarò sincera, a prima vista i disegni non mi convincevano molto, non credevo potessero essere efficaci; invece l’autrice è riuscita a stupirmi più di una volta presentandomi dei disegni e delle espressioni facciali che ho adorato, inoltre questo disegno in particolare mi fa morire dal ridere ogni volta che lo guardo:

Come prima pubblicazione penso sia un ottimo inizio, forse è tutto ancora un po’ troppo separato, senza un filo conduttore che possa essere seguito, ma sicuramente leggerò le prossime pubblicazioni dell’autrice.

 

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