“Era tempo di guerra. Non lo è sempre?”
Wow. È la prima parola che mi viene in mente, pensando a questo volume. Direi che si parte alla grande: protagonisti insoliti, una voce narrante intensa, tematiche serie e pesanti, raccontate con il filtro del fantasy e della fantascienza nello sfondo di una guerra razziale. Sì, c’è molto materiale sul fuoco, e l’elenco sono sicura non finirà tanto presto.
“Ho passato gran parte della mia infanzia aggrappata alle piume di una freccia spuntata, scoccata alla cieca in una notte senza stelle.”
Proprio per le tante idee originali, la trama intensa e mai noiosa, il ritmo incalzante che alterna il divertente al drammatico; l’idea che mi sono fatta quasi subito è che questo sia un lavoro pensato e ripensato per anni. C’è un’accuratezza in ogni cosa che traspare senza fatica.
“Ecco come un’idea diventa reale. Ma le idee sono cose fragili, molte non sopravvivono fuori dall’etere dal quale sono state estratte, scalcianti e urlanti. Ecco perché le persone le creano con qualcun’altro. Due menti, a volte, migliorano le probabilità che un’idea sopravviva…ma non ci sono garanzie.”
Ho apprezzato tantissimo l’associazione fatta dagli autori della nascita di questa saga come la nascita di un figlio. Il fatto che, a volte, se si è in due può funzionare meglio e che non tutte le idee riescono a sopravvivere. Inoltre è chiaro sin da subito che gli autori vogliono osare, ed è una cosa in generale che adoro; soprattutto se, come in questo caso, non mettono le mani avanti e non esitano, non censurano e non lasciano solo intendere. Mostrano.
“In qualche momento della vita, tutti sono stati i figli di qualcuno. Tutti hanno avuto un padre, anche se magari non ha fornito più del seme. Tutti hanno avuto una madre, anche se magari ha abbandonato suo figlio sull’uscio di casa di qualcun altro. Comunque siamo cresciuti, le nostre storie sono iniziate tutte nello stesso identico modo. E finiscono nello stesso modo, anche.”
L’elemento che mi è piaciuto di più è proprio Hazel, la voce narrante e figlia dei due protagonisti. Tutto inizia con lei, in ogni senso. Tende sin da subito a darci qualche anticipazione sui fatti che avverranno, ma non entra nello specifico, riuscendo solo ad incuriosire. In una graphic novel, dove la scrittura deve essere sintetica e immediata, è un metodo che apprezzo molto di più che nei romanzi. Le sue considerazioni e i suoi pensieri, poi, sono davvero interessanti.
“Il mio nome è Hazel. Sono nata come un’idea, ma sono diventata qualcosa di più. Non molto di più, per dirla tutta. Non è che sia diventata un grande eroe di guerra o un messia salvatore…ma grazie a questi due, per lo meno vedrò la vecchiaia. Non capita a tutti.”
Come primo volume mi ha preso molto, sui personaggi voglio aspettare di leggere ancora un po’ per farmi un’idea più precisa, ma gli elementi per funzionare ci sono tutti.