È questa la mia consolazione, che ci fosse qualcuno lì con me a vivere la stessa cosa. Come farei altrimenti a sapere che è stato reale e non un sogno che ho fatto?
Quando raccontiamo un ricordo della nostra adolescenza, spesso ci limitiamo a ciò che accadde e speriamo che chi ascolta riesca a cogliere il resto da solo. Blankets fa l’opposto.
Ti racconta le sensazioni, ciò che hai provato in quegli istanti, le paure, le angosce, ciò che più è rimasto impresso. Il lettore non può capire appieno, ma riesce ad agganciarsi tramite i suoi frammenti di vita.
«Ogni cosa DEGENERA, si DETERIORA…e allora perché farla cominciare?»
«…Non lo so»
Questa graphic novel parla dell’effimerità del tempo e della vita stessa, di come anche le cose più intense possano in un attimo rivelarsi qualcosa di totalmente diverso, ma che, tuttavia, niente cambierà ciò che abbiamo provato quando ancora pensavamo fossero come le vedevamo.
«Sai, in certi momenti mi guardi con nostalgia… anche se io sono qui con te.»
Non è una storia leggera, nonostante il candido scenario invernale. Si parla di abusi sessuali, violenza, fanatismo religioso, sensi di colpa, paura di vivere e del futuro, ritardi mentali e traumi. Io spesso evitavo di leggerlo di sera, perché alcune parti erano davvero angoscianti.
«Mi piacciono gli “oppure’”. Il dubbio è rassicurante.»
Il finale è dolce e amaro allo stesso tempo, e tramite una metafora ci mostra l’unica vera consolazione che può avere un essere umano davanti a qualcosa che non potrà più tornare. Non è il classico inno a “Vivi ogni momento al massimo”, ci dice semplicemente che andava bene così, che viverlo come lo abbiamo vissuto era già il massimo, e il fatto che sia finito, paradossalmente, lo rende eterno.
Che soddisfazione, lasciare un’impronta sulla superficie bianca. Disegnare un mappa dei miei movimenti…anche se solo per poco.