Parliamo di… “Fight Club” di Chuck Palahniuk

Piangere è facile nel buio soffocante, chiuso dentro qualcun altro, quando vedi che tutto quello che riuscirai mai a combinare finirà in spazzatura. […] Facile piangere quando ti rendi conto che tutte le persone che ami o ti respingono o vanno all’altro mondo.

Una volta lessi un parere riguardo Palahniuk: un tipo scrisse che non era riuscito a finire un suo romanzo, perché gli provocava troppa angoscia.

Tyler dice che io non sono nemmeno vicino ad aver toccato il fondo. E se non precipito completamente non posso essere salvato. […] «Se ti perdi d’animo prima di aver toccato il fondo» dice Tyler, «non ce la farai mai davvero.»
Solo dopo il disastro si può risorgere.
«È solo dopo che hai perso tutto» dice Tyler, «che sei libero di fare qualunque cosa.»

Rimasi perplessa e pensai che forse era lui ad essere troppo sensibile, ma dopo aver letto questo libro mi rendo conto che, in effetti, Palahniuk è tremendamente angosciante.

Finché mi metto a piangere.
Tutto quello che hai amato ti respinge o muore.
Tutto quello che hai creato sarà gettato via.
Tutto quello di cui sei orgoglioso finirà in immondizia.
Sotto e dietro e dentro tutto quello che davo per scontato, è andato crescendo qualcosa di orribile.
Tutto è andato a pezzi.

Capisco perché quel tipo non sia riuscito a continuare, e penso che sceglierò con cautela il momento per leggere il prossimo libro di questo autore.

Poi sei intrappolato nel tuo bel nido e le cose che una volta possedevi, ora possiedono te.

Palahniuk vuole buttarti giù, farti pensare a cose da cui sfuggi di continuo, l’intera narrazione sembra un sussurro minaccioso nella tua mente.

Forse l’automiglioramento non è la risposta.
Forse la risposta è l’autodistruzione.

Quella sensazione di resistenza, quell’attrito tra il tuo voler restare a galla e il suo volerti trascinare giù a toccare il fondo, ti crea un senso di oppressione e inquietudine per tutto il tempo.

Quando hai ventiquattro anni» dice Maria, «non hai idea di quanto puoi cadere per arrivare in fondo, ma io ero veloce a imparare.»

Se vince lui, chiudi il libro e ti senti uno schifo, se vinci tu ti senti stanco perché hai fatto un grande sforzo. In ogni caso, la tua mente ha fatto un po’ di esercizio fisico.

Perché non posso toccare il fondo, non posso essere redento. […] Questa era libertà. Perdere ogni speranza era la libertà. […] Questa è la tua vita e va finendo un minuto alla volta.

«Se non sai quello che vuoi» ha detto il portiere, «finisci con un mucchio di roba che non vuoi.»

Possa non essere mai completo.
Possa non essere mai soddisfatto.
Possa non essere mai perfetto.
Liberami, Tyler, dall’essere perfetto e completo.

Molte persone vogliono Maria morta, dice lei a Tyler. Queste persone sono già morte e dall’altra parte e di notte la chiamano al telefono.

Per questo amo tanto i gruppi di sostegno, se la gente pensa che stai morendo, ti presta tutta la sua attenzione.
Se questa può essere l’ultima volta che ti vedono, ti vedono davvero. Tutto il resto finisce fuori della fine¬stra, il conto in rosso e le canzoni alla radio e i capelli in disordine.
Hai la loro piena attenzione.
La gente ti ascolta invece di aspettare il suo turno per parlare.
E quando qualcuno ti parla, non ti sta cacciando balle. Quando chiacchierate, costruite qualcosa e dopo siete tutt’e due diversi da prima.

Non c’è niente di statico. Tutto va a pezzi.

Il modo in cui la vedeva Tyler era che attirare l’attenzione di Dio per essere stati cattivi era meglio di non ottenere attenzione per niente. Forse perché l’odio di Dio è meglio della sua indifferenza.
Se tu potessi essere o il peggior nemico di Dio o niente di niente, che cosa sceglieresti?
Io sono inutile.
Io sono stupido e tutto quello che so fare è desiderare cose e aver bisogno di cose.
Noi siamo i figli di mezzo di Dio, secondo Tyler Durden, senza un posto speciale nella storia e senza speciale attenzione.
Se non otteniamo l’attenzione di Dio non abbiamo speranza di dannazione o redenzione.
Che cos’è peggio, l’inferno o niente?
Solo se veniamo presi e puniti possiamo essere salvati.

«Perché dovrei credere a una storia del genere?»
Succede così, in un lampo.
Perché credo di volerti bene.
«Di amarmi no?» chiede Maria.
È un momento già abbastanza complicato così, dico io. Non pretendere troppo.
Tutti quelli che ci guardano sorridono.

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