Parliamo di… Nelle terre estreme di Jon Krakauer

La mia opinione è che non hai bisogno né di me né di nessun altro per portare questa gioia nella tua vita. È semplicemente lì che ti aspetta, che aspetta di essere afferrata, e tutto quello che devi fare è tendere la mano per prenderla. L’unica persona con cui combatti è te stesso e la tua testardaggine a non lanciarti in nuove esperienze.
–Da una lettera di Chris McCandless

Mi sono avvicinata alla lettura di questo romanzo in seguito ad un discorso particolare intrapreso con un amico, dove concetti come la reincarnazione, vita e morte hanno portato alla domanda: chi è morto il giorno della mia nascita?
La nascita del mio amico coincideva con la morte di Philip K. Dick, mica cippe, quindi mi sono dedicata alla mia ricerca con una certa curiosità. Mi colpì molto scoprire che la morte corrispondente fosse quella di Chris McCandless: un ragazzo che, dopo la laurea, decide di abbandonare tutto per intraprendere un viaggio in autostop di due anni per l’America, che culminerà in quattro mesi nella natura più selvaggia dell’Alaska e, purtroppo, alla sua morte, il 18 agosto 1992.

«[…] A volte pensavo che stesse immagazzinando compagnia per quando sapeva di dover stare solo».

Trovare somiglianze ed entrare in empatia con questo ragazzo, dopo un presupposto del genere, è stato tanto facile quando sorprendente. (La mia psicanalista già si sfrega le manine)

Vorrei ripeterti di nuovo il consiglio che già ti diedi in passato, ovvero che secondo me dovresti apportare un radicale cambiamento al tuo stile di vita, cominciando con coraggio a fare cose che mai avresti pensato di fare o che mai hai osato. C’è tanta gente infelice che tuttavia non prende l’iniziativa di cambiare la propria situazione perché è condizionata dalla sicurezza, dal conformismo, dal tradizionalismo, tutte cose che sembrano assicurare la pace dello spirito, ma in realtà per l’animo avventuroso di un uomo non esiste nulla di più devastante di un futuro certo. Il vero nucleo dello spirito vitale di una persona è la passione per l’avventura. La gioia di vivere deriva dall’incontro con nuove esperienze, e quindi non esiste gioia più grande dell’avere un orizzonte in continuo cambiamento, del trovarsi ogni giorno sotto un sole nuovo e diverso. Se vuoi avere di più dalla vita, Ron, devi liberarti della tua inclinazione alla sicurezza monotona e adottare uno stile più movimentato che al principio ti sembrerà folle, ma non appena ti ci sarai abituato, ne assaporerai il pieno significato e l’incredibile bellezza. Per cui Ron, in poche parole, vattene da Salton City e mettiti sulla strada.
–Da una lettera di Chris McCandless

McCandless viene dipinto come una persona molto sopra le righe, ma con un credo molto ferreo e idee talmente radicate, che lo hanno portato a vivere avventure ed esperienze incredibili per due anni. Il suo grido di libertà non ha lasciato indifferenti le persone che ha incontrato, e lo stesso è successo a me in quanto lettrice.

«C’era qualcosa di affascinante in quel giovane» spiega la signora Westerberg, seduta al lucente tavolo in noce su cui quella sera aveva cenato McCandless. «Mi colpì perché sembrava molto più vecchio dei suoi ventiquattro anni. Qualsiasi cosa dicessi, voleva saperne di più – cosa volessi dire, perché la pensassi in un modo piuttosto che in un altro. A differenza di molti di noi, era quel genere di persona che si sforza di mettere in pratica quello in cui crede.

Un’altra delle cose che mi ha colpito è stato l’impatto che questo ragazzo ha avuto nelle vite di chi lo ha conosciuto, un impatto di cui lui sembrava del tutto inconsapevole. E anche qui mi ci sono rivista un po’, visto che mi sono resa conto di non avere la minima consapevolezza dell’impatto e il peso che ho sulle vite degli altri. (La psicanalista programma le sedute per i prossimi 5 anni)

Senza dolore, certo, dal suo punto di vista, non da quello dell’anziano. Ci si può domandare come mai quest’uomo si sia attaccato tanto e così velocemente a Chris, ma non si può mettere in dubbio che il suo affetto fosse genuino, intenso e incondizionato. Per molti anni aveva vissuto un’esistenza solitaria, senza famiglia e con pochi amici. Individuo disciplinato e autosufficiente, se la cavava decisamente bene se consideriamo l’età e la solitudine, ma quando McCandless era entrato in scena, aveva messo a repentaglio le difese meticolosamente erette nel corso degli anni. Franz adorava la compagnia del giovane, ma al tempo stesso quest’amicizia in germoglio lo costringeva a ricordare quanto in realtà fosse solo. Chris aveva smascherato il vuoto della sua esistenza nell’aiutarlo a riempirlo. Quando poi se ne andò, all’improvviso così come era arrivato, il vecchio ne rimase profondamente e inaspettatamente ferito.

Mi aspettavo fosse un libro più leggero, forse perché la lettura del libro Wild di Cheryl Strayed mi aveva influenzato in positivo; invece mi sono ritrovata davanti ad un libro che analizza nei minimi dettagli la vita, il carattere, le azioni, le scelte, gli errori e la morte di una persona. Il tema del fallimento è molto ricorrente nella prima parte, ed infatti è stata quella che più mi ha trasmesso angoscia. Vengono presi sotto esame altri casi simili, dove il messaggio più ricorrente sembra essere sempre: a volte, non ce la fai a cambiare la tua vita, a volte fallisci semplicemente, e te ne vai senza far rumore.

L’Alaska ha sempre esercitato un certo fascino su sognatori e disadattati, su chi pensa di poter rattoppare i buchi della propria esistenza nell’incontaminata vastità dell’Ultima Frontiera. Soltanto che la foresta non perdona e di sogni e desideri non sa che farsene.

È un messaggio molto difficile da mandare giù, soprattutto perché intossicati da tutte le storie di svolta e cambiamento finite bene, che tanto ci piace leggere per rassicurarci.

Walt cade nel silenzio, lo sguardo assente rivolto lontano. «Chris era spericolato anche da piccolo» prosegue dopo una lunga pausa. «Non gli passava per la testa che la fortuna avesse per lui le stesse regole che per gli altri. Sempre, sempre bisognava andare a riacchiapparlo prima che fosse troppo tardi.»

Nella seconda parte i toni si risollevano, analizzando nel dettaglio gli errori che hanno portato McCandless alla morte. Errori anche piuttosto semplici, che si potevano tranquillamente evitare con una giusta preparazione e organizzazione. Si sottolinea come Chris sia riuscito a sopravvivere tranquillamente per quattro mesi e che, se non avesse commesso quegli errori, probabilmente ce l’avrebbe fatta. Questo, per quanto triste, riconduce ad una possibilità di scelta e non al fatalismo e alla predestinazione.
Il fatto che il carattere di McCandless mi abbia ricordato tantissimo me, prima che mi capitasse una serie di cose, è una componente molto personale e soggettiva; ma ciò non cambia che quest’analisi nel dettaglio, portata avanti dell’autore, possa far vedere la propria vita in un’angolazione diversa. (La psicanalista è sempre più ottimista: “Facciamo otto”)

«[…] Correvamo più lontano e più veloce possibile, lungo strani percorsi, boschi, qualsiasi cosa, con lo scopo evidente di perderci, di spingerci in territori sconosciuti, per poi correre a passo leggermente più lento, fino a quando non scorgevamo una strada conosciuta e filavamo a casa a piena velocità. In un certo senso Chris ha affrontato così tutta la vita.»

A differenza di quello che può suggerire il titolo, le terre estreme che ci si appresta ad esplorare, leggendo questo romanzo, sono quelle dell’animo umano. Di uno nello specifico. È un libro che mette fortemente in discussione molti aspetti. Vengono sentite tutte le campane possibili, i sostenitori e i detrattori, e questo lascia molto spazio al lettore per riflettere e farsi una propria idea senza influenze. Il messaggio che lascia, alla fine, è comunque molto bello, positivo e utile, quindi non posso che consigliarlo.

Sarebbe facile classificare Chris nello stereotipo del ragazzo troppo sensibile, del giovane svitato che ha letto troppi libri e manca di un minimo di buon senso. Ma così facendo sentiremmo di non aver esaurito l’argomento. McCandless non era un irresponsabile scansafatiche, con fuso e alla deriva, tormentato dalla disperazione esistenziale. Al contrario, la sua esistenza brulicava di significati e propositi. Ma il significato che il ragazzo attribuiva alla vita, andava oltre un tracciato di comodo: McCandless diffidava del valore dei traguardi facili, e pretendeva molto da sé, molto di più, in conclusione, di quanto non fosse in grado di dare.

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